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Le lenticchie di Ustica, piccola isola e comune autonomo, di fronte Palermo, sono le più piccole lenticchie che crecono in Italia. Sono una specie (Lens esculenta o Lens culinaris, Medik) che si è evoluta adattandosi alle peculiari condizioni dell’isola, anche grazie alla sapiente attività svolta dagli agricoltori di Ustica negli ultimi due secoli.

È una pianta a sviluppo annuale con ciclo autunno- vernino che può variare da 4 a 6 mesi a
seconda della data di semina. Alta 20-30 cm, a portamento eretto, con steli glabri, robusti ed
ascendenti, fiori piccoli di colore bianco sfumato di viola.

La semina viene effettuata tra la metà di Dicembre e la fine di Gennaio. La fioritura avviene circa 80-100 giorni dopo la semina , quindi tra la metà di Marzo e la metà di Aprile. L’allegagione si completa entro la metà di Maggio. Entro la prima settimana di Giugno la pianta è secca e la granella pronta per essere trebbiata. La resa media di granella ad ettaro è intorno ai 7-15 quintali .

Per la produzione delle Lenticchie di Ustica non é prevista concimazione, i suoli di origine vulcanica dell’isola sono ricchi di fosforo e potassio a livello sufficiente da garantire apporti adeguati a questa coltura.


La lenticchia è tra le più antiche specie coltivate, alcuni i ritrovamenti la fanno risalire addirittura a11.000 anni a.C . Come molti tra i più diffusi cereali e legumi fu addomesticata nella Mezzaluna fertile, e durante il neolitico, intorno a 6000 anni a.C, raggiunse tutto il Mediterraneo. Se ne fa riferimento persino nella Genesi, capitolo 25, dove Esaù vende il proprio diritto di primogenitura al fratello Giacobbe proprio per un piatto di lenticchie.

Ad Ustica la lenticchia giunse con i primi coloni eoliani che nella seconda metà del 1700 si stabilirono nell’isola, disboscando e coltivando almeno 500 degli 800 ettari totali di superficie disponibile. Il legume trovò qui un habitat ideale, tanto da essere apprezzato dall’Arciduca Luigi d’Asburgo che, nel 1898, nel suo volume "Ustica” scriveva: «Sull’isola….si coltiva ogni sorta di leguminosa, specialmente fagioli, piselli, ceci, lupini, lenticchie, molto piccole ma gustosissime». Anche Antonio Gramsci, le ricorda in alcune sue lettere durante il confino a Ustica, a cui era stato mandato dalla dittatura fascista: "A mezzogiorno si mangia: io partecipo ad una mensa comune …non so ancora se dovrò sbucciare le patate, preparare le lenticchie o pulire l’insalata”.

Per secoli questo legume ha rappresentato l’elemento trainante dell´economia isolana, basata fin dal Settecento sulla coltivazione di cereali e legumi. Le lenticchie venivano esportate a Napoli e da qui smistate nei vari mercati italiani. Questo fino a quando, negli anni Sessanta, il turismo non prese il sopravvento: con il boom di visitatori, molti coltivatori abbandonarono la terra per dedicarsi ad attività terziarie più redditizie. D’altro canto, la mancata meccanizzazione non fece che accelerare la crisi dei vecchi sistemi agricoli e l’emigrazione dei giovani. La lenticchia rimase tuttavia un prodotto simbolo, ingrediente di piatti locali e merce di scambio con il continente.

Ancora oggi, visitando Ustica alla fine della primavera, talvolta è possibile assistere alla tradizionale trebbiatura tramite la "spagliatura" manuale: le piantine si calpestano con grosse pietre trascinate da asini e, con un tridente, si lanciano in aria in modo che il vento elimini la paglia. Infine le lenticchie vengono setacciate, onde eliminare pietruzze ed altre impurità. Con la nascita del Presidio Slow Food, è stata introdotta sull’isola la trebbia che rende l’operazione un po’ meno suggestiva, ma molto più comoda e funzionale: si svolge in poche ore lo stesso lavoro che prima impegnava una famiglia per due intere giornate.

Hanno un’aroma e un gusto particolarmente intenso rispetto alle altre varietà; la loro peculiare tenerezza permette una rapida cottura senza necessità di ammollo prima della cottura. La notevole resistenza allo spappolamento consente di mantenere un’ottima integrità del seme anche dopo la cottura

Si tratta del legume in assoluto più ricco in amido, quindi molto energetico. Contiene un’elevata percentuale di proteine (carenti però in aminoacidi solforati, metionina e cistina), che la rendono nutrizionalmente complementare con i cereali (carenti in lisina e triptofano). Basso contenuto di lipidi. Ricco in vitamine (A, B1, B2, C, PP). Buoni sono i valori per calcio, magnesio, fosforo, potassio e ferro, quest'ultimo presente in quantità superiore (8,9 mg/100g) rispetto al contenuto della comune lenticchia (5,4 mg/100g). Tali caratteristiche permettono di integrare l'apporto di nutrienti delle altre colture praticate in zone notoriamente ricche di carboidrati. Mentre nelle lenticchie comuni reperibili in commercio il valore energetico su 100 grammi risulta di 354 Kcal, in quelle di Ustica è inferiore (pari a 307 Kcal). Sono infine le leguminose più digeribili. Queste caratteristiche hanno fatto si che l’agenzia spaziale europea abbia scelto le lenticchie di Ustica come piatto da liofilizzare e fornire agli astronauti europei in missione.

I luoghi

Lenticchia di Ustica

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