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Il ficodindia venne introdotto in Sicilia alla fine del sedicesimo secolo dagli Spagnoli, come riporta lo storico Denis Mack Smith nel suo “History of Sicily” “Medieval Sicily 800” 1713, assieme ad altre importanti piante come il pomodoro dal Perù e il tabacco dal Messico. Quello più comunemente usato era il ficodindia proveniente dall'America Tropicale, una pianta capace di sopportare lunghi periodi di siccità e di propagarsi facilmente nelle fenditure della roccia.

Proprio per questa sua caratteristica il ficodindia venne fin da subito piantato per frantumare la lava nei fertili pendii del monte Etna e ancora oggi caratterizza il paesaggio del versante Nord occidentale del noto vulcano siciliano di cui è diventato simbolo.

È coltivata in numerosi comuni della provincia di Catania, interessati dalle eruzioni del vulcano. Pianta arborescente, nella sua parte aerea si articola in cladodi, dette “pale”, coronati dai frutti che, giunti a maturazione, assumono intense colorazioni. Le varietà si distinguono in base al colore della buccia e della polpa. Nella coltivazione del ficodindia un’operazione particolare è la “scozzolatura”, ovvero l’asportazione di fiori e piccoli frutti eseguita nel mese di giugno, perché si possa ottenere una seconda fruttificazione di qualità superiore.

I luoghi

Ficodindia dell’Etna D.O.P.

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