Licenza Creative Commons
I feed RSS di Firriando
La pagina Facebook di Firriando
La pagina Google+ di Firriando
Il Tumblr blog di Firriando
Copyright © 2013-2015. Nicola Rizzuti. Sotto licenza CC BY-SA 4.0.  Alcuni diritti riservati.
v 2.16 del 3/05/2015
Firriando su Twitter

La festa di Santa Lucia in Sicilia: processioni e scorpacciate

siracusa santa lucia
Nell’iconografia ufficiale Lucia è rappresentata con la palma del martirio, la spada che la trafisse, una lampada che rimanda alla luce e un piattino con gli occhi. Inoltre porta un manto ed è ingemmata come una regina. Sul capo c’è sempre una corona di fiori.

Il vassoio con sopra i propri occhi raffigura un tormento di cui non si trova riscontro, dovuto probabilmente ad un errore; nel Medioevo si raccontò che la giovane Lucia, pur di non cedere alle implorazioni dell’innamorato abbandonato, si strappò gli occhi. In realtà, tutto nacque da una frase legata al suo martirio mal interpretata (o mal copiata da qualche copista, tra un’agiografia e l’altra), pare che avesse detto «ai non credenti toglierò l’accecamento», ma come promessa di conversione.

Il patronato per la protezione della vista si deve probabilmente al nome. Lucia è femminile di Lucius, da lux  che è la luce. Anche se all’origine stava per “nata alla luce del giorno ”, che è sempre beneaugurale. In greco fu Lukìa e significò “segno di luce spirituale”, ispirando in tal modo il suo patronato.

Il resto della raffigurazione coincide con quello della dea Eos, la dea dell’aurora, della prima luce del giorno. È un riferimento chiaro a un antico culto pagano che nei secoli si è sovrapposto a quello di santa Lucia.

Si è soliti ritenere che il giorno di Santa Lucia sia il giorno più corto dell’anno (“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”), in realtà, oggi, non è più così; fino al 1582 a causa della sfasatura tra calendario solare e quello giuliano il solstizio d’inverno (il giorno con la minore durata di luce dell’anno) ricadeva proprio il 13 dicembre, Papa Gregorio decise di modificare il calendario per renderlo più allineato con quello solare, introducendo l’anno bisestile e “cancellando” i dieci giorni di sfasatura che si erano accumulati passando dal 4 ottobre al 15 direttamente. Il solstizio, con il nuovo calendario si ritrovò ad essere il 21 dicembre, ma la festa di santa Lucia, rimase il 13.

A Siracusa, oltre che il 13 dicembre, si festeggia Santa Lucia pure a maggio. Si racconta, infatti, che nel 1646 una grave carestia colpì Siracusa, per cui non restò che affidarsi alla clemenza del Cielo. Proprio alla data del 13 maggio una colomba scese dall’alto posandosi sul soglio episcopale e contemporaneamente si udirono grida di gioia per l’entrata in porto di bastimenti carichi di grano e legumi. Era la salvezza. I siracusani erano così affamati che lo mangiarono semplicemente bollito, senza aspettare di macinarlo per farne ferina; da allora in Sicilia il 13 dicembre è tradizione mangiare proprio un piatto simile che si chiama cuccìa.

Per ricordare questo miracolo a Siracusa si fece voto, che ogni anno, alla prima domenica di maggio, la statua della santa «fusse portata alla Batìa» e li restasse esposta per otto giorni. Prima che la statua entrasse in chiesa, le monache erano solite lanciare sulla folla colombe e quaglie con le ali tarpate che, così impedite a volare, finivano tristemente in pentola. Il rito si ripete ai nostri giorni, ma con i piccioni viaggiatori che se ne tornano sani e salvi in piccionaia.

Se l’usanza può apparire strana, basta ricordare che quegli uccelli erano sacri ad antiche divinità femminili. Ortigia significa “isola delle quaglie” e fu l’antico nome dell’isola greca di Delo dove, secondo la mitologia, Latona partorì Apollo e sua sorella Artemide (Diana per i romani), dea della luce. Da quell’isola venivano i greci fondatori di Ortigia. Ad Artemide consacrarono un tempio che si trovava accanto all’attuale Duomo, i cui resti sono stati rinvenuti sotto il Palazzo Comunale.

La processione del simulacro della santa è organizzata dalla “Deputazione della Cappella di Santa Lucia”, i cui membri si distinguono per il curioso cappellino di velluto verde, come per la mantellina. Colore sacro a Santa Lucia. E pure ad Artemide.

Siracusa è città di mare e, nel Medioevo, fu scalo frequentatissimo per la sua posizione al centro delle rotte mediterranee. Appreso dai marinai di passaggio, il culto per Santa Lucia si diffuse rapidamente, soprattutto nel Veneto, da dove poi risalì per; tutta l'Europa.

Nel 1912 Selma Lagerlòf, premio Nobel per la letteratura nel 1909, pubblicò in Svezia “La leggenda del giorno di Santa Lucia”. Alcuni anni dopo un quotidiano di Stoccolma bandì un concorso per eleggere la “Lucia di Svezia” che, con una corona di sette candele sul capo e alcune compagne in tunica bianca, raccoglieva doni per i bisognosi. Da distribuire, naturalmente, nel giorno della santa. Divenne una tradizione nazionale. Dal 1950 è collegata a quella siciliana e così la bionda Lucia svedese è invitata ogni anno a Siracusa.

Santa Lucia è festeggiata, con grande fervore, anche in altri comuni siciliani. Ad Aci Catena viene portata in solenne processione un antico simulacro ligneo del XVII secolo; a Belpasso insieme al simulacro con alcune reliquie della santa, ricoperto di preziosissimi ex voto, sfilano dei carri allegorici meccanici con scenografie elaboratissime; a Carlentini, Castelbuono, Catenanuova ed Enna le processioni di antichi e preziosi simulacri dedicati alla santa si concludono con degli spettacolari fuochi d’artificio; a Valguarnera Caropepe l’immagine di Lucia viene applicata su un tronco a cui viene dato fuoco e che si brucerà durante la processione, a Savoca, infine oltre alla tradizionale processione, si tiene, in estate, una festa che evoca il martirio di Santa Lucia con una bambina vestita di bianco (che rappresenta Lucia) portata in spalla da un uomo e inseguita e tentata da un personaggio vestito di rosso e dotato di un forcone, “U Diavulazzu”, dal quale dovra sfuggire compiendo tre giri della città.

Ritornando all’aspetto gastronomico la festività di santa Lucia è legata ovviamente alla cuccia che viene cucinata come dolce in alcune zone e come semplice minestra (magari condita con il vino cotto) in altre. A Palermo però è usanza tipica il 13 dicembre astenersi dal mangiare carne, pane e pasta e invece dare fondo a scorpacciate di cuccìa, di  panelle dolci, ma soprattutto di Arancine di riso dai più svariati condimenti.

La gastronomia rituale in Sicilia

Pubblicità
Siracusa, con Atene e Agrigento, è stata una delle grandi metropoli mediterranee dell’età classica. Il Duomo di Siracusa che reca l’orgogliosa dicitura «Ecclesia Syracusana prima divi Petri filia»: fu la prima chiesa d’Europa creata da San Pietro, ottenuta modificando un tempio del V secolo a.C., dedicato alla saggia Atena. Luogo sacro da sempre, esempio di quel fenomeno di sovrapposizione e di convivenza che è tipico di Ortigia. La trasformazione in chiesa cristiana risale al periodo bizantino.

Proprio una tradizione greco-bizantina narrava di Lucia, giovane siracusana promessa sposa a un giovane pagano del posto. Essendo la madre gravemente ammalata decise di andare in pellegrinaggio a Catania per chiedere ad Agata che già aveva fama di taumaturga, di farla guarire. Prima del pellegrinaggio, secondo l’agiografia, Agata le apparve in sogno e le disse “Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi ottenere tu per tua madre?”; nel sogno Agata predisse anche il prossimo martirio della giovane ragazza e la nomina a patrona della città di Siracusa. Turbata dalla visione, la giovane ruppe il fidanzamento, distribuendo i suoi beni ai più bisognosi. Il fidanzato, furente per l’improvviso, ingiustificato abbandono, la denunziò alle autorità romane come cristiana (in quel tempo erano in vigore le leggi repressive dell’imperatore Diocleziano). Sottoposta a processo davanti all’arconte Pascasio le fu offerto di abiurare la nuova fede pena la condanna alle lupanare, cioè all’essere ridotta a condizione di prostituta. Vuole la storia che in seguito al rifiuto divenne pesante come la roccia e fu impossibile condurla nel luogo di punizione. Sottoposta a successivi tormenti che variano da versione a versione della storia (pece bollente, trascinata dai buoi, sevizie da parte dei soldati), Lucia fu infine decapitata. Era il 13 dicembre.

I piatti della festa

Cuccia Cuccia dolce Arancine
> Santa Lucia in Sicilia
Firriando
Cerca

Ricette
Uova e fritture
Frutta e conserve
Chiudi menù
Firriando logo