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La caciotta degli Elimi è un formaggio che si ritiene abbia avuto origine all'epoca dell'insediamento dei superstiti di Troia (discendenti di Enea) nel territorio dell'attuale provincia di Trapani. Rivendica quindi origini antichissime che si sono tramandate fino ai nostri giorni.

In realtà un aneddoto popolare ricorrente vuole che una famiglia di calatafimesi per sfuggire ad una vendetta di mafia alla fine dell'ottocento si fosse trasferita in Sardegna e dato che erano pastori continuarono a farlo. Ritornati in Sicilia iniziarono a fare il suddetto formaggio che in parte deriva dalla tradizione Sarda miscelata alla cultura casearia Siciliana.

Quale sia la realtà, è difficile dirlo, del resto poco sappiamo degli Elimi e degli altri popoli antichi che abitarono la Sicilia. Le fonti tradizionali come Dionigi di Alicarnasso ci parlano di una invasione di siculi che avrebbero cacciato i sicani nella parte occidentale dell'isola; o di una doppia invasione di elimi e di ausoni (Ellanico); o di una invasione di liguri, guidati da Siculo, figlio del re Italo (Filisto).

Tucidide, che dipende da Eforo, ritiene i sicani non autoctoni, ma giunti dalla Spagna (dove esisteva un fiume chiamato Sicano) in Sicilia, dove avrebbero debellato i ciclopi e i lestrigoni, e a loro volta sarebbero stati vinti dagli elimi, ai quali sarebbero successi i focesi, poi i siculi (venuti trecento anni prima dei greci), successivamente i fenici e infine i greci.

Lasciando però da parte queste fantasiose tradizioni, oggi possiamo affermare con sicurezza solo che:

• i siculi furono certamente le popolazioni neolitiche della Sicilia orientale, con i loro centri di Modica, Scicli, Cava d'Ispica, Monte San Mauro, la cosiddetta Montagna Grande presso Caltagirone, Sant'Angelo Muxaro, Pantàlica, Camarina, Buccheri; che i siculi, di stirpe osco-ausonica, hanno elementi comuni alla civiltà ligure, ma una religione propria, con il culto dei Palici e quello di Adrano, che simboleggiano fenomeni vulcanici;

• che nella zona occidentale dell'isola abitarono i sicani, anch'essi di stirpe mediterranea, i cui centri sono da identificare in Càmico, capitale del regno di Còcalo e fortificata dal non meno leggendario Dèdalo (Caltabellotta?); in Iccara, che fu poi distrutta dagli ateniesi guidati da Nicia nel 415 a.C. (Carini?), e in altri ancora, come Erbesso e Halycia, di incertissima identificazione; e che per i sicani e i siculi (tra cui intercorre filologicamente la stessa differenza che tra romanus e romulus) se non si può dimostrare una differenza d'origine delle due etnie, si può certo distinguere una diversità di influssi greco-punici per i sicani, e greco-italici per i siculi.

• prima della colonizzazione greca, due popoli vennero in Sicilia, gli elimi e fenici. La più importante fu la colonizzazione fenicia: fin dal quindicesimo secolo a. C. i siculi, come appare anche da decorazioni vascolari, ebbero relazioni commerciali con gli egeo-cretesi e, specie dal dodicesimo secolo in poi, anche con i fenici. L'immigrazione di questi ultimi in Sicilia si può assegnare tra l'undicesimo e il decimo secolo, e naturalmente l'espansione fenicia in Sicilia si accrebbe dopo la fondazione di Cartagine (nono secolo) e si contrasse, dall'ottavo secolo in poi, per la colonizzazione greca.

Gli elimi (in greco antico Elymii, Ελύμιοι) furono un popolo quasi certamente orientale venuto per mare e si stabilirono nella zona occidentale dell'isola, importando il culto di Venere e fondando i centri di Erice, Segesta ed Entella.

Tucidide scrive che gli Elimi erano fuggiti da Troia dopo che la città venne distrutta. Per evitare di essere catturati dagli Achei un gruppo di Troiani scappò e dopo un lungo viaggio attraverso il Mar Mediterraneo, approdò in Sicilia nei pressi di Trapani. Anche Plutarco riferisce delle origini Troiane dei Segestani (gli abitanti di Segesta), una delle maggiori città Elime. Altre fonti parlano comunque di una possibile origine Anatolica.

Probabilmente queste genti giunsero in Sicilia dal mare, attraversando l'Adriatico in corrispondenza dell'Epiro, e da lì furono scacciati dagli Enotri, o forse attraverso l'Illiria, il Veneto e la Liguria, dove furono spinti verso sud secondo quando raccontato da Filisto (e da lui confusi con i Siculi). Probabilmente un periodo dove ancora non c'è una vera propria polis, ma un territorio che comunque ruota attorno a un santuario in cui viene venerata Afrodite (Greci) - Astarte (Fenici) - Cibele (Frigi) presso Erice.

Città principali città fondate dagli Elimi sono Erice (Erix) che ospitava il centro religioso sul Monte Erice, Entella, situata nell'entroterra palermitano, Iaitias su un promontorio che domina la odierna San Giuseppe Iato, e Segesta la città dalla storia più rilevante e tumultuosa.

Lasciando ad altri articoli l'approfondimento torniamo alla caciotta, un formaggio a pasta compatta, semicotta, prodotto con latte di pecora (in genere proveniente dalla razza Valle del Belice), che subisce una particolare fermentazione che lo differenzia dagli altri pecorini.

Il latte di pecora della Valle del Belice proveniente da una o più mungiture alla temperatura di 36°C viene coagulato in caldaie di rame o d'acciaio con l'ausilio di caglio d'agnello in pasta, dopo circa 30 minuti la cagliata viene portata alla temperatura di circa 42°C e successivamente rotta con l'ausilio di un attrezzo di legno "rotula" in piccoli frammenti a mo di chicchi di riso, quindi la massa caseosa viene disposta in fiscelle di giunco o di plastica dove rimane per circa 24 ore dopo che viene immessa in salamoia satura.

Uscita dalla salamoia viene posta nei locali di stagionatura (il primo mese a circa 3 gradi) dove rimane per un periodo minimo di tre mesi e successivamente può essere avviata al consumo.

Il peso varia da 1 a 4 kg. E' interessata alla produzione la provincia di Trapani, in particolare i comuni di Calatafimi e Vita.

I luoghi

La caciotta degli Elimi

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